Il 27 Marzo si festeggia la Giornata Mondiale del Teatro. Creata a Vienna negli anni 60, ha tra gli obiettivi principali quello di promuovere la collaborazione e sensibilizzazione all’interno di questo mondo.
Per festeggiare questa giornata vengono organizzati spettacoli, eventi, manifestazioni e conferenze. Ogni anno, per l’occasione, una persona appartenente in un qualche modo a tale contesto, è chiamata a comporre quello che verrà poi definito “Il Messaggio Internazionale”. Lo stesso, verrà poi tradotto nelle varie lingue e letto prima di ogni spettacolo nei teatri di tutto il mondo, trasmesso alle radio, e pubblicato nei giornali.
Incuriosita da questa cosa, ho iniziato spulciare tra i discorsi degli anni passati. Quello che mi ha colpito più di tutti, è stato quello di Augusto Boal, nel lontano 2009.
Boal parla di quanto siano “spettacolari” le società e le relazioni umane.
“L’uso dello spazio, il linguaggio del corpo, la scelta delle parole e la modulazione della voce, il confronto d’idee ed emozioni, tutto ciò che l’attore fa sul palcoscenico, noi lo facciamo nella nostra vita, quindi noi siamo teatro!”
Secondo Boal, non solo matrimoni e funerali sono “spettacoli”, ma anche i rituali quotidiani, il caffè del mattino e lo scambio del “buongiorno“, gli amori timidi e i grandi conflitti, tutto è teatro.
E il compito degli attori è quello di interpretare questi “spettacoli” del vivere quotidiano e portarseli nella propria coscienza.
Siamo tutti artisti, in ogni momento della nostra vita, con la differenza che, chi recita per mestiere, vede ciò che l’occhio di un non attore, vittima della quotidianità, dell’abitudine e della familiarità, non è più abituato a vedere.
Se avessi letto questo articolo mesi fa probabilmente lo avrei considerato come uno dei tanti scritti sul teatro, pieno di bei pensieri e belle parole, ma ad oggi di fatto non è così.
Fare teatro significa vedere la vita con occhi diversi. Una delle parole che sento ripetere spesso in teatro è “fregatevene!”. Non sempre è facile, eppure, ogni volta che si riesce a mettere in pratica questo “fregatevene”, le cose sulla scena magicamente sembrano funzionare. E allora ho provato a vedere quante delle persone che incontravo, nella vita di tutti i giorni, erano in grado di applicare quel “fregatevene”, e mai più vere sono state le parole di Boal “Quando guardiamo al di là delle apparenze, non vediamo altro che oppressori e oppressi, sempre pronti a recitare una parte”.
E se tutto ciò è in parte naturale, e per certi aspetti normale, c’è una cosa che dovremmo sempre tenere a mente, ed è che siamo noi a recitare la scena, siamo noi i registi di quel palcoscenico che è la nostra vita, anche se magari di regia non abbiamo mai sentito parlare.
E allora dovremmo prendere esempio da chi fa teatro. E in fondo non so nemmeno io come spiegarlo, ma chi fa teatro lo riconosci subito, dal modo di parlare, dalla voce, da come si muove. Chi fa teatro ha una marcia in più.
Chi fa teatro illumina il palcoscenico della sua vita quotidiana.
Chi fa teatro regala verità e vita, perché il teatro “non è soltanto un evento, è una forma di vita”.
Chi fa teatro vive, perché chi fa teatro.. se ne “frega”.